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venerdì 2 aprile 2010

Fortuna che è finito

tramite lastampa.it - Il pensiero debole di Luciana Littizzatto del 02/04/2010

Fortuna che è finito ’sto ciadel delle elezioni. Ci siamo tappati stretto stretto il naso e invece di tuffarci da uno scoglio di Varigotti ci siamo buttati dentro la cabina elettorale. Ma apriamo una parentesina sulla scheda. Siamo veramente un paese di dementi. Napisan? Rinchiudici tutti in un manicomio e butta la chiave che sei l’unico che ha ancora un po’ di senno a questo mondo. Una scheda enorme. Saranno stati due ettari di cellulosa. Non era una scheda. Era un pareo. Una tovaglia da pic nic dove potevi usare i simboli dei partiti come poggiabicchieri. Se ci facevi un buco in mezzo la potevi utilizzare come poncio. Un incubo pure il ripiegamento. La mia ha fatto la fine di una cartina stradale che come la pieghi la pieghi non c’è niente da fare, non si sistema più. Alla fine come copertina c’hai gli Appennini o la Corsica ciancicata. Ho dovuto piegarla in due come le lenzuola! Sono uscita dall’urna e ho chiesto aiuto allo scrutatore: Scrutatore? Lei prenda di là...! Io di qua. Uno due tre... tira!

La prossima volta fateci votare su una parure matrimoniale, una lastra di marmo con uno scalpello, un rotolone regina, così prima di riuscire a srotolarlo tutto avranno già chiuso i seggi. Altrimenti brevettate almeno una matita adeguata. Scusa: per una grande scheda ci vuole una grande matita. Come il grande pennello. Lunga come il randello di Brighella. Arriverà ai seggi su motoarticolati insieme ai pezzi del ponte sullo Stretto. Il vantaggio è che non te la puoi rubare perché sennò se ne accorgono. Non come con le matitine dell’Ikea. Ma va beh. Vediamo i lati positivi. Finalmente smetteremo di sentire le promesse dei candidati. Quel modo di dire che mi fa venire l’orticaria: «Sono molto sereno». Non so se avete notato. Quando li intervistano, dicono sempre: «Io sono molto sereno». Ma come molto sereno? Mi agito io, che mi basta vedere la tua fotografia e mi viene l’eczema, e tu sei sereno? Che mi cedono le ascelle e mi si imperla il sottonaso solo quando compari in tv? Amico? Ma tu ti devi agitare. Ti devi agitare come uno shaker, ti deve venire un buchino così stretto che non ci può più passare neanche uno spillo, vista la responsabilità che hai deciso di assumerti. Altro modo di dire che non tollero è: «Io dico sempre quello che penso… ». Mhmmm… Adesso va di moda anche ’sta frase qua. La dicono tutti, dai politici ai concorrenti del Grande Fratello. «Io dico sempre quello che penso». Certo. Peccato che pensi una minchiata, una belinata reale, un pensiero reietto e sminchionato. Che hai 2 neuroni 2 che funzionano come la corrente alternata… che nel testolino ci tieni rane e segatura. Non dire quello che pensi, ti prego. Taci. Perché se lo dicesse Schopenhauer magari gli presto attenzione, ma se lo dici tu capisci bene che… Oppure dicono: «Io sono sempre stata me stessa». Ecco appunto. Il problema è proprio quello, che sei sempre stata te stessa. Non puoi provare almeno per un minutino a essere un’altra, magari qualcuno meno scadente di te? Tua sorella furba, per dire?

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