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mercoledì 17 novembre 2010

Ex destra, ex sinistra

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 17/11/2010

Gli elenchi declinati da Fini e Bersani in tv non erano elenchi ma frasi fatte. Invitati a usare il linguaggio evocativo delle «classifiche», i due hanno tracimato nel comizietto, confermandosi politici di un altro secolo. Destra e sinistra sono termini ormai pigri per definire quel che ci succede. Le ideologie da cui prendono le mosse si suicidarono entrambe nel Novecento. Quando, dopo aver conquistato il potere con l’obiettivo di cambiare l’essere umano, lo condussero nei lager e nei gulag. Da allora destra e sinistra hanno rinunciato a qualsiasi velleità di palingenesi. Non puntano più a migliorare l’individuo, stimolandolo a essere più responsabile (la destra) e più spirituale (la sinistra). E di fronte allo sconquasso del mondo - con la ricchezza che abbandona l’Europa e gli Usa per spostarsi altrove - si limitano a narrazioni consolatorie dell’esistente.

L’ex destra, che da noi è berluscoleghista (Fini rischia la fine del vecchio Pri, che piaceva a tutti ma votavano in pochi), invita gli elettori ad andare orgogliosi di ciò che la destra detestava: l’aggiramento delle regole e il disprezzo della cultura, sinonimo di snobismo improduttivo. L’ex sinistra continua a raccontarsi la favola che l’italiano medio sia vittima di Berlusconi, mentre l’italiano medio è Berlusconi, solo più povero. Così si ritorna al punto di partenza: la società non cambia se vince un leader o un altro. Cambia se cambiano gli individui. Ma è un lavoro duro: più comodo continuare a scornarsi fra destra e sinistra, illudendosi che esistano ancora.

martedì 16 novembre 2010

Nun te reggae più

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 16/11/2010

L’elettore di destra non li vuole, è naturale. Ma non li vuole neanche l’elettore moderato, quello che dice «B. mi ha stufato e sarei disposto a cambiare, però come faccio a votare quelli là?». Soprattutto non li vuole l’elettore di centrosinistra, che alle «primarie» si schiera sempre con il candidato non sponsorizzato dal Pd. Lo si è appena visto a Milano dove l’architetto Boeri era favorito, poi gli è piombato fra capo e collo il sostegno di Bersani e addio. Ma quindi chi li vuole ancora, questi capi e capetti democratici che invano Nanni Moretti licenziò in tronco a piazza Navona, ormai quasi dieci anni fa? La risposta è semplice: nessuno, tranne gli amici intimi e l’apparato di partito. I pentiti del centrodestra non si fidano di loro perché vengono per lo più dalla segreteria del Pci. E il popolo di sinistra li percepisce come piccoli Breznev che siedono da troppi lustri sul palco delle autorità. Prima che la politica, il problema riguarda la psicanalisi: è un rifiuto mentale, un fastidio fisico, il convincimento radicato che una classe dirigente di amministratori di Palazzo, senza un nuovo progetto di società né l’energia per realizzarlo, sia la meno adatta a scuotere questo Paese dal cinismo e dall’abulia.

In un clima del genere, la loro unica speranza di sopravvivenza è la dissociazione da se stessi. Fassino potrebbe fare il sindaco di Torino solo se Fassino gli togliesse pubblicamente il suo appoggio. E per ottenere l’investitura a candidato premier, Bersani dovrà mettere molto bene in chiaro che lui e D’Alema sostengono Vendola.

lunedì 15 novembre 2010

Due nuove gallerie

Oggi altre due gallerie di immagini da boston.com

La prima ci mostra la cerimonia di apertura della 16esima edizione dei giochi asiatici che si tengono in Cina e vedranno coinvolti più di 14.000 atleti di 45 paesi sino al 27 novembre.


La seconda ci porta negli Stati Uniti per il giorno della commemorazione dei veterani o "Giorno dell'armistizio" che ricorda la fine delle ostilità sul fronte orientale del 1918.

venerdì 12 novembre 2010

Vanity Fair

tramite lastampa.it - Il pensiero debole di Luciana Littizzatto del 12/11/2010

Nell’ultimo numero di «Vanity Fair» c’è la foto di Biagio Antonacci completamente nudo in copertina. Pelato come un lombrico, solo con un lp a coprirgli il walter. Manco un cd. Un 33 giri di quelli grossi. Se pensi che ad alcuni basterebbe un bottone... Dice che a 47 anni si sente finalmente libero di fare qualcosa che la gente da lui non si aspetta. Ma guarda Biagio che avevi anche altre opzioni. Per esempio, potevi affittare un Tir, andare a Napoli e portarti via qualche tonnellata di spazzatura. Per dire. Oppure non so, tuffarti in una piscina di pastiglie Valda, stabilire il record di maggior numero di aghi di pino mangiati in dieci minuti. Tante, tante cose potevi fare per sentirti libero a 47 anni, non era necessario piantarti nudo e a gambe larghe sulla copertina di «Vanity Fair». Poi non so se avete notato ma quelli che si fan fotografare nudi son sempre unti... ma perché? Li devi mica friggere... Te li devi portare a letto. E poi uno così vuncio ti fa subito l’alone sulle lenzuola. Cosa ne fai? Prima di coricarti lo impani?

Comunque, l’uomo che si spoglia davanti alla donna rimane da sempre uno spettacolo della natura, è come vedere un gatto che cade nella tazza del cesso. Fa ridere e tenerezza insieme. Allora: finché c’è da levarsi camicia o t-shirt se la cavano tutti. Sembra che nuotino nella polenta, ma ne vengono a capo senza infamia. E soprattutto senza lode. Tranne i pirla che provano a levarsi la camicia senza sbottonare i polsini. Op op, tric trac, un attimo e restano ammanettati da soli. E’ quando tocca alla parte sotto che vengono a galla i problemi. E lì ci sono diverse tipologie di maschio. C’è quello che non sta mica tanto lì. Se vede che c’è del chupa in arrivo fa che calarsi braghe e mutande fino alle caviglie. Trac. Si pela da solo come una banana. Devo dirti che subito l’effetto è bello. Peccato solo che sotto le caviglie si forma un cocktail di mutande jeans scarpe e calze tutto saldato insieme dal quale lui non ne viene mai più fuori. Una specie di piedistallo. Tu resti marmorizzata a guardarlo, come l’allodola ipnotizzata dal serpente, e lui comincia a saltellare come quelli che fanno la corsa nei sacchi. Un giocatore di Subbuteo. Passa da superfigo a supercretino in un nanosecondo. Poi c’è quello che per metà è preso dalla foia, e per metà conserva un minimo di cervello. E cosa fa? Si leva una scarpa. Una sola. Sfila un pantalone, la mutanda la leva via da una parte, e così con una gamba è libero di muoversi, ma l’altra si porta dietro tutta una zavorra di scarpa pantalone e mutanda, che lui cerca di togliersi scalciando come i muli quando li ferrano. E poi c’è il posa-piano. Il precisino. Mister Calmini. Che si leva con ordine le scarpe, le mette vicine, si leva i pantaloni, li piega, toglie le mutande e tiene i calzini. E di solito lo Zar, che prima se ne stava impettito come l’imperatore quando saluta l’esercito, è già tornato alle dimensioni del kiwi. Corto pelosetto e verde di paura.

Signori? Sappiatelo. L'uomo nudo coi calzini sotto il ginocchio fa senso quasi quanto vedere un coccodrillo che mangia una zebra. Il primo stilista che mette il velcro ai vestiti da uomo lo faccio santo. Chiuso il capitolo.
Da spinoza.it

Governo a un passo dalla crisi, la mediazione in mano a Bossi. Grazie al cielo.

(Berlusconi va a Seul e Bossi resta a mediare. Che è come partire per le vacanze lasciando aperto il gas)

Bossi: “Fini mi ha ripetuto le cose dette a Perugia”. Più volte e lentamente.

Fini a Berlusconi: “Dimettiti!”. Berlusconi: “Votami contro!”. L’Italia: “Ditemi che sono una porca!”.

“Gli uomini passano, le idee restano” ha detto un tale citando qualcun altro.

Fini: “Evitare logiche mercantili”. Berlusconi: “E tu in cambio cosa mi dai?”.

“La vitalità della sinistra viene dai fallimenti del Pdl”, ha detto Fini minimizzando i fallimenti del Pdl.

Per Fini è tempo di bilanci: “Se volgiamo lo sguardo indietro, possiamo dire di essere soddisfatti”. È tanta e ancora fumante.

Fini: “Sull’immigrazione nessuno è arretrato come il Pdl a rimorchio della Lega”. Prendete ad esempio la legge Bossi-tizio.

Il partito dei finiani sarà battezzato ufficialmente a gennaio. Mi chiedo come faranno, senza padrino.

Bersani: “Temo il gioco del cerino”. Anch’io, se avessi la coda di paglia.

Montecitorio, vertice a due tra Fini e Casini. Presente anche Rutelli.

Al termine dell’incontro Casini non ha rilasciato dichiarazioni. Sarebbe stata turbativa d’asta.

Veneto, gli alluvionati riceveranno trecento milioni di euro. Uno per ogni bestemmia.

Birmania al voto dopo vent’anni. Sono elezioni anticipate.

Si avvicina la data del voto in Birmania. La comunità internazionale guarda al paese asiatico con rinnovato disinteresse.

Secondo Obama “il voto in Birmania non è né libero, né giusto”. Ora può dirsi una democrazia.

Califano chiede l’assegno di Stato. Possibilmente già arrotolato.

(Vecchi puttanieri che sfruttano le istituzioni per risolvere i loro guai personali. Dove l’ho già sentita?)

115 anni fa venivano scoperti i raggi x. Sarebbe anche ora di dargli un nome.

* * *

autori: mix, serena gandhi, smarks, gabbbbro, demerzelev, puccio di luce, edelman, milingopapa, misterdonnie, il professor morte, serena gandhi, frandiben, fed-ex e genio78.

Campionati mondiali di scherma 2010

Oggi boston.com ci riporta una serie di immagini spettacolari dei campionati del mondo di scherma 2010 che si sono tenuti, dal 4 all'11 novembre, a Parigi e che hanno visto le atlete italiane dominare ancora una volta la specialità

Chi ci farà stare buoni

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 12/11/2010

Una multinazionale finanziaria è nei guai perché gli impiegati della sede di Dublino hanno stilato la classifica delle dieci colleghe più carine. A coloro che si indignano, e pare siano tanti, non serve dire che si tratta di una pratica diffusa negli uffici più o meno da quando uomini e donne hanno cominciato a lavorare insieme. Prima però le classifiche erano pezzi di carta che giravano di mano in mano (confesso di aver partecipato anch'io, vent'anni fa, a quella sulle giornaliste di Montecitorio), alimentando le viscere di una cerchia ristretta. Mentre adesso c'è la posta elettronica e i verdetti dei giurati di Dublino sono ovunque la Rete allunghi i suoi subitanei tentacoli, trasformando un gioco forse di cattivo gusto, ma sostanzialmente innocuo, in uno scandalo.

Sarà dunque il computer a costringerci a rigare diritti, come non riesce più alla Chiesa, alla scuola, alla famiglia, a nessuna autorità morale? La tecnologia ci ha riempito la vita di «scatole nere» che fissano per sempre i nostri peccati. Una parola, un messaggio, un gesto compromettente non evaporano più nell'atmosfera complice di una stanza chiusa, ma vengono immortalati da uno schermo e da lì proiettati in ogni orecchio e occhio affamati di curiosità malevola. Non c'è scampo, non c'è redenzione: le macchine non rimuovono il dolore come noi. Lo diffondono soltanto. Rispetto al passato, è cambiata la paura del castigo: invece dell'inferno, lo sputtanamento universale. Ma anche questo è in linea coi tempi, più interessati alla reputazione di un attimo che alla vita eterna.