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venerdì 30 aprile 2010

Partiamo dalle buone notizie

tramite lastampa.it - Il pensiero debole di Luciana Littizzatto del 30/04/2010

Partiamo dalle buone notizie. Hanno riaperto gli aeroporti e il traffico in cielo è finalmente ripartito. Non si è capito bene se è perché il vulcano ha smesso di eruttare o ci siam rotti le palle noi. Ma tant’è. Io temeraria ho volato il giorno che hanno riaperto. Volavamo bassi come gli uccelli paduli… fossero già state mature potevamo raccogliere le ciliegie dagli alberi. Ad un certo punto ho detto al pilota: Scusi, quella è l’isola d'Elba? No, è una Panda, signora.

Comunque quello che mi fa specie è che in tutto questo torrone non ci sia stato uno, dico un servizio al tg sull’Islanda. Su in che stato siano sti poveri islandesi. Potrebbero essere stati seppelliti sotto la lava come a Pompei a noi non ce ne frega una mazza. Con tutti quei sassolini sparati per aria l’Islanda adesso sarà come una enorme lettiera per gatti. Ma a noi ce ne impippa. L’islandese caramellato non fa notizia. Sono altre le cose che scatenano il nostro interesse. Tipo quella che i Berlusconi, ormai è ufficiale, cominciano a moltiplicarsi. Vi spiego. Silvia Toffanin, la presentatrice di «Verissimo » che è incinta di Piersilvio, ci ha fatto sapere che il pupo lo chiameranno Silvio. Pensa un po’ te. Fan ’sto colpo di coda. ’Sta svisa. Son come i barbapapà. Che c’è la barbamamma e il barba figlio… Pensa in casa che cunfusion… che ciadel…

«Silvia! Dì a Piersilvio di prendere in braccio Silvio che arriva Silvio». Perlomeno, se proprio vogliamo vederci un risvolto positivo, hanno scelto la sintesi, no, dico, c’era il rischio che lo chiamassero Pier-Piersilvio, oppure Piersilvio-Silvio… Sai che pare che abbiano sul balcone una pianta di salvia e l’abbian chiamata Silvia? Ma non basta. Persino un operaio extracomunitario del Ghana che abita a Modena ha avuto un figlio e sai come l’ha chiamato? Silvioberlusconi… Tutto attaccato. Silvioberlusconi come nome, Bohaene di cognome. Come sarà il diminutivo di Silvioberlusconi? Papi? La cosa bella è che l’impiegato dell’anagrafe non ha fatto un plissè. Non una piega. Ma ti pare? Ma se solo qualche mese fa ci han fracassato l’anima con quelli lì di Genova che volevan chiamare il figlio Venerdì e li hanno coperti di contumelie.

Gli han berciato dietro che non si poteva chiamare un figlio Venerdì, guardi se proprio vuole un giorno della settimana faccia una figlia e la chiami Domenica ma Venerdì no, fa schifo anche alle boie panatere, e adesso? Questo chiama il figlio Silvioberlusconi e tutti clap clap, bravi ma che bella idea? Ma abbiamo il cervello gamulà? Il bello è che a sto disgraziato gli han anche chiesto: Ma perché non l’ha chiamato Pierluigi Bersani? E lui ha risposto: Non so chi sia. Tenendo conto che il signor Bohaene è un operaio e non un industriale, la cosa è abbastanza inquietante.

Comunque se questo è l’andazzo, si spalancano le porte a dei bellissimi nomi di battesimo: Larussa per una bambina è quasi meglio di Larissa, che sembran due che si picchiano. Per dire, Bocchino magari no, ma Casini, per due gemelli, essendo plurale potrebbe essere un’idea. Se son due femmine? Cota e Zaia. Perfetto.

giovedì 29 aprile 2010

Smartphone domino

Ecco un bell'esempio di spot fantasioso

Il buongiorno di oggi

Il "Buongiorno" di oggi non lo pubblico perché, pur essendo molto bello e toccante, non si confà al tono allegro che normalmente hanno i post su questo blog.
Lo faccio per rispetto delle persone e dei fatti che in esso sono raccontati. Vi consiglio comunque di leggerlo:

Licenza di uccidere di Massimo Gramellini, da La Stampa del 29/04/2010

Expo di Shanghai

Il primo maggio inizia l'Expo internazionale di Shanghai ed i lavori procedono alacremente per arrivare pronti all'appuntamento al quale sono attesi 100 milioni di visitatori, il 95% provenienti dalla Cina.
In questa galleria di boston.com gli ultimi preparativi.


mercoledì 28 aprile 2010

Angolo nerd: custom marker icon in Flash Builder 4

Se vi è capitato di dover inserire dei marcatori su una google map utilizzando le API per Flash Builder 4 vi sarete accorti che non è una cosa banale se, come me, volete anche personalizzare l'icona del marcatore stesso senza "embeddarla" nel codice sorgente ma leggendola in tempo reale da un'altra URL.
Alla fine ho risolto come segue:

// ipotizzando un array di coordinate dove inserire i marcatori
public var markers:Array = new Array(
    new LatLng(45.064913,7.660840),
    new LatLng(45.064003,7.663393));


// definisco la request ed il loader per caricare l'icona del marcatore
var imgUrl:String = "http://www.icon.com/img.png";
var request:URLRequest = new URLRequest(imgUrl);
var imageLoader:Loader = new Loader();

// aggiungo il listener all'avvenuto caricamento dell'immagine 
// al quale abbino una funzione
imageLoader.contentLoaderInfo.addEventListener(Event.COMPLETE, function (e:Event):void {
   // per ogni punto dell'array definisco le option 
   // del marcatore e lo inseriso sulla mappa
   for each (var coord1:LatLng in markers) {
      // creo il marcatore
      var m1:Marker = new Marker(coord1);
      // creo le opzioni
      var markerOptions:MarkerOptions = new MarkerOptions();
      // creo la bitmap per l'icona
      var bmd:BitmapData = Bitmap(e.currentTarget.content).bitmapData;
      var b:Bitmap = new Bitmap(bmd);
      // setto l'icona
      markerOptions.icon = b;
      // in base alle dimensioni dell'icona 
      // definisco il punto di inserimento rispetto al marcatore
      markerOptions.iconOffset = new Point((b.width /2)*-1,b.height*-1);
      // assegno al marcatore le opzioni
      m1.setOptions(markerOptions);
      // inserisco il marcatore sulla mappa
      map.addOverlay(m1);
   }
});
imageLoader.load(request);

Il mondo alla rovescia

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 28/04/2010

Un signore anziano dall’aria mite viene trascinato in auto da uomini col passamontagna sul viso, mentre sull’altro lato della strada centinaia di persone piangono, si disperano, urlano il suo nome.

Sembra l’incubo kafkiano di ogni persona perbene. Invece è il dramma di Reggio Calabria, parte dello Stato italiano da 150 anni, dove la gente blocca il traffico per applaudire il padrino della ’ndrangheta Giovanni Tegano invece della polizia che lo ha appena arrestato.

Le foto di quella folla sono un trattato di sociologia. Bulli addobbati come Corona, con le braccia tatuate e gli occhiali da sole rovesciati. Bambini inerpicati sulle spalle dei padri, affinché possano godersi meglio lo spettacolo. E donne di ogni genere che strillano ai poliziotti: «Così traumatizzate i ragazzi!», quasi che il trauma sia la cattura del boss, non i suoi delitti. Poi dalle retrovie si solleva un urlo solitario, ripetuto ossessivamente come uno spot: «Tegano uomo di pace!». Dicono sia sua cognata. Nessuno si erge a zittirla e meno che mai a contestarla. E’ evidente che le sue parole sono condivise in quel contesto dove lo Stato è un ospite impiccione che ogni tanto si fa bello con qualche arresto, ma non incide nella vita di ogni giorno. Non dà lavoro a tuo figlio - l’uomo di pace sì.

Non ti trova un posto in ospedale - l’uomo di pace sì. Non punisce chi ti ha offeso - l’uomo di pace sì. Adesso che lo hanno tolto di mezzo, chi garantirà la pace? Questa sembra essere l’unica preoccupazione di quella folla. Questo è ciò che ce la rende così lontana. Straniera.

martedì 27 aprile 2010

Perdere l'umore

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 27/04/2010

Si è appreso da fonte certa (certissima, eh) che l'arbitro che ha negato il rigore-scudetto alla Roma è un interista. Dell'arbitro che aveva fatto uno sgarbo all'Inter si era invece scoperto che tifava Milan, al punto da sfoggiare un cappellino rossonero durante gli allenamenti. E' la teoria del capro espiatorio, immortalata da Pennac nel personaggio di Malaussène. Quando la tua squadra gioca bene e perde, non puoi prendertela con i tuoi eroi, quindi non ti resta che l'arbitro. Lo hanno messo lì apposta: per fornire un movente a qualcosa che altrimenti sarebbe illogico e dunque inaccettabile. Ah, se esistesse un arbitro a cui poter dare la colpa di ogni ingiustizia sociale, di ogni morte precoce, di ogni umiliazione immeritata! All'improvviso le sconfitte esistenziali assumerebbero un senso. Una volta c'era il governo, il famoso governo ladro, a svolgere il ruolo di parafulmine, ma da quando anch'esso ha cominciato a fare la vittima, accusando gli arbitri in toga di qualsiasi nefandezza, siamo rimasti spiazzati e scoperti.

Eppure stavolta ci troviamo oltre Malaussène. Stavolta gli sconfitti trasferiscono sul capro i propri sentimenti, immaginando che un arbitro professionista possa danneggiare una squadra per ragioni di tifo, anziché di soldi o di carriera. Pur di resistere dentro la grande illusione del calcio affaristico, noi tifosi siamo rimasti gli unici a credere che gli attori dello show provino le nostre stesse emozioni. Un mio amico interista è convinto che Balotelli giochi svogliato perché è tifoso del Milan, mica perché è Balotelli.

lunedì 26 aprile 2010

Cinture di sicurezza

Ho trovato questo bellissimo video sul tema delle cinture di sicurezza. Credo che questo messaggio arrivi molto meglio così che non vedendo teste e corpi spiaccicati.
Giundicate voi:

Giornata della Terra

Dal 1970 si festeggia il giorno della Terra, quest'anno il 22 aprile. Per ricordarci cosa la Terra rappresenti per noi e cosa noi facciamo per e contro di essa, boston.com pubblica questa galleria di 39 immagini.


venerdì 23 aprile 2010

Le donne proprio tanto furbe non sono

tramite lastampa.it - Il pensiero debole di Luciana Littizzatto del 23/04/2010

Due notizie che testimoniano che le donne proprio tanto furbe non sono. La prima. Paris Hilton sta spopolando alla grande con un nuovo spot di una nota marca di birra brasiliana dove davvero supera se stessa. La scena è tipo «La finestra sul cortile». Un tizio dirimpetto vede la Parisona che in desabillè, in cumbineuse, in sottoveste insomma, va verso il frigo, lo apre, prende una lattina di birra, e cosa fa? La stappa e se la beve? Magari. Sarebbe troppo furbo. Se la struscia addosso per mezz’ora, rotolandosela su tutto il corpo. Dovrebbe essere una roba sexissima e supererotica, invece niente. Non fa sangue da una rapa. Perché la Paris non ha nessuna espressione. Zero. Sembra che abbia appena finito di fumare ammoniaca da un narghilè. No, perché non è che si struscia e gode, si struscia e si sente fresca, macché. Si struscia, e intanto pensa la tabellina del due. Siccome sta in una casa di vetro, tutto intorno la guardano, si entusiasmano, comprano la birra pure loro, un tripudio. E lei si rotola la sua lattina addosso con la faccia da betè. In Brasile un comitato femminile ha chiesto di ritirarla perché offende la donna. Secondo me, offende anche molto le lattine di birra, che mai nella loro storia si sono trovate in uno spot così demente.

Altra notizia. Sta arrivando anche qui in Italia la pillola dei 5 giorni dopo. Una pillola che come dice la parola stessa si può prendere cinque giorni dopo il fatto. Praticamente un’evoluzione della famosa pillola del giorno dopo che ha già suscitato tante polemiche, perché dovrebbe essere un rimedio in casi estremi, e invece molte ragazzine la usano come contraccettivo tout court. Ora. Ragazze. Ci dobbiamo mettere cinque giorni, a capire chesi è rotto il preservativo? Non sarà troppo? Anche a non essere tanto sveglie, anche a non avere tanta esperienza, cinque giorni per correre ai ripari mi sembrano esagerati. Se ci abituiamo a fare tutto così a rilento, finirà che inventeranno poi la Tachipirina della settimana dopo, per quelli che ci mettono sette giorni a capire che hanno 39 di febbre, o un nuovo tipo di ingessatura per chi non capisce di essersi rotto un piede e cammina per cinque giorni dicendo «minchia se mi fa male ’sta caviglia». In un mondo in cui tutto corre a velocità siderale, dobbiamo aspettare 5 giorni per renderci conto del patatrak? Il primo giorno si riflette un po’: «Mah, sì, è vero che Arturo ha trafficato molto in quella zona, però da lì a dire che…». Il secondo giorno si ripensa: «Però, in effetti… sembrava proprio che Arturo trafficasse parecchio in quei paraggi, è vero che non era mai deciso, dentro fuori dentro fuori, ma sai…». Poi il terzo giorno si levano i primi dubbi: «Quando fai quelle cose lì dicono che senti le campane, io ho sentito solo il citofono per cui non può essere…». Quarto giorno paranoia: «No, non posso essere incinta. Un mese fa ho avuto il ciclo. Quindi è tutto a posto…». Quinto giorno: «Meglio prendere la pillola, a scanso di equivoci. Oltretutto ho mal di testa, e una pillola comunque fa sempre bene. Anzi ne prendo due. Peccato non facciano la pillola da 7 giorni dopo, così facevo in tempo a andare dall'astrologa, lei lo sa di sicuro». Certo. Seci date un'altra possibilità per essere stordite figuriamoci se ce la facciamo scappare.

Ma che storia

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 23/04/2010

Dopo le dimissioni di Ciampi, motivate da diplomatiche ragioni di stanchezza, anche Zagrebelsky, Gregoretti e Dacia Maraini meditano di lasciare il comitato dei garanti per le celebrazioni dell'Unità d'Italia, liberando quell'impotente consesso dal peso ingombrante della cultura. Perché a questo dovevano servire i festeggiamenti: a restituire agli italiani un minimo di conoscenza della propria storia. Ci si può dividere fra sabaudi e borbonici, unitari e federalisti, partigiani e repubblichini. Ma solo dopo aver saputo chi diavolo fossero tutti costoro. E cosa potrà mai saperne chi, come Bossi jr, afferma che «il tricolore identifica un sentimento di 50 anni fa», cioè gli Anni Sessanta, periodo di contestazioni studentesche nel quale il tricolore era semmai disprezzato come feticcio borghese? O quel sindaco veneto che per la festa della liberazione dal nazifascismo (1945) vorrebbe sostituire «Bella ciao» con le canzoni del Piave che gli alpini cantavano durante la prima guerra mondiale (1915-18)?

L'ignoranza è la dannazione d'Italia dal giorno della sua nascita. La novità è che adesso la si esibisce con orgoglio, recitando quattro frasi lette su un opuscolo. Come la storia di ogni altra nazione, la nostra ha ospitato orrori ed eroi, la deportazione dei briganti meridionali nelle fortezze alpine, ma anche il sacrificio di tanti giovani morti con l'Italia sulle labbra. Meriterebbero di essere ricordati con più rispetto: per la lingua e la memoria di un Paese che non farà mai i conti col suo passato fino a quando continuerà a oscillare fra il revisionismo e la retorica.

giovedì 22 aprile 2010

Comunione e separazione

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 22/04/2010

Molti divorziati devoti che non possono ricevere la comunione hanno osservato con stupore la foto che ritraeva il presidente del Consiglio con un’ostia in bocca durante i funerali di Raimondo Vianello. Quell’uomo, han ragionato gli esclusi, ha un divorzio alle spalle e un altro in arrivo: come ha potuto accostarsi al sacramento? Esiste forse un lodo divino che anche in questo campo gli consente ciò che è vietato ai comuni mortali? Oppure il generoso avvocato Mills ha testimoniato sotto giuramento di essere lui il marito di tutte le mogli, comprese quelle off-shore, restituendolo a una dimensione di virginea purezza?

A mettere un po’ d’ordine in questo guazzabuglio ci ha pensato monsignor Fisichella, assolvendo il premier con formula piena: «Solo al fedele separato e risposato è vietato comunicarsi, poiché sussiste uno stato di permanenza nel peccato. Ma il presidente, essendosi separato dalla seconda moglie, è tornato a una situazione, diciamo così, ex ante». Quindi, se un divorziato si risposa con successo, nel senso che col secondo coniuge trova finalmente il suo equilibrio, la comunione non gliela si può dare. Se invece ridivorzia, allora potrà di nuovo avvicinarsi all’altare perché «è tornato a una situazione, diciamo così, ex ante». In teoria uno potrebbe passare da un matrimonio all’altro senza mai smettere di comunicarsi, purché abbia cura di farlo negli intervalli. Che destino, quell’uomo: qualunque cosa faccia ha sempre bisogno di un’interpretazione autentica che gli fornisca una scappatoia. E la trova, sempre.

mercoledì 21 aprile 2010

Impagabile

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 21/04/2010

Oggi per me la notizia più importante del mondo è che Dario Brazzo è sceso in garage e si è impiccato. Aveva 50 anni e faceva l’imbianchino a Villadose, provincia di Rovigo, nel Nordest dove i soldi crescevano e adesso non si trovano più. Accanto al cadavere, un biglietto. Dario Brazzo chiede scusa ai figli e ringrazia polemicamente i tre debitori che, rifiutandosi di saldare il conto delle sue prestazioni professionali, lo hanno mandato in rovina. Chissà se quei tre dormiranno male, stanotte. Temo che continueranno a sentirsi perfettamente a loro agio in questa società fondata sui mutui, nella quale sopravvivono soltanto i furbi. Quelli che incassano subito e non pagano mai.

Uno pensa ai bisticci di potere con cui giornali e tivù si riempiono la pancia e ne coglie la sostanziale irrilevanza rispetto alle riforme di cui ha fame la gente vera. Fra queste la trasformazione della giustizia civile in qualcosa di giusto e di civile, che permetta per esempio a un imbianchino con moglie e figli a carico di ottenere ciò che gli spetta, la ricompensa del suo lavoro, senza dover aspettare un’era geologica. Ingannato e umiliato da chi ha usufruito dei suoi servizi e ora, consapevole della propria impunità, lo irride trattandolo come uno che chiede l’elemosina. Così chi aspetta i soldi muore, mentre chi deve darli campa benone e fa pure la vittima e il nullatenente. Costoro hanno tutto il nostro disgusto, ma tanto non sanno che farsene. Avrebbero bisogno di uno Stato che mordesse loro le tasche, visto che l’anima, quella l’hanno perduta da un pezzo.

martedì 20 aprile 2010

Totti e sfotti

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 20/04/2010

Ma cos’avrà mai fatto, il Pupone, per scandalizzare mezza Italia? Si è forse prodotto in qualche gesto o espressione scurrile? Macché. Totti ha solo irriso gli sconfitti del derby, abbassando i pollici per augurare loro la serie B. Non un comportamento da sportivo. Ma da tifoso sì. Il tifo è la rivisitazione delle nostre infanzie. Una seduta pubblica di psicanalisi, tollerata finché qualcuno non si mise in testa che gli sfottò dei tifosi fossero la causa scatenante delle violenze degli ultrà. Che è come imputare i delitti di un serial killer alle zingarate di «Amici miei».

Il violento è violento perché prende tutto sul serio, soprattutto se stesso. Eppure, per non eccitare la suscettibilità di gente manesca e disperata a cui andrebbe semplicemente vietato di riunirsi in club organizzati, si pretende di trasformare il calcio in una palestra di buoni sentimenti, estirpando quell’effetto di macchina del tempo che ci permetteva di andare allo stadio per evadere dalla realtà con lo sberleffo malizioso del bambino. Ricordo quando il mio Pulici entrava in campo nei derby pulendosi le scarpe su uno striscione che raffigurava una zebra con la scritta: «La pietà». O, con molto meno piacere, quando lo juventino Maresca mostrò le corna ai tifosi del Toro dopo un gol. Nessuno azzardò un nesso fra quei gesti e l’uso di spranghe e motoseghe. La strafottenza era ancora parte del gioco. Come le interviste dissacranti dell’interista Prisco: «Se un milanista mi dà la mano, poi me la lavo. Se me la dà uno juventino, poi mi conto le dita». Oggi lo squalificherebbero a vita.

Nuove immagini del Eyjafjallajokull

Ecco altre spettacolari immagini del vulcano, in questi giorni, più famoso d'Europa se non del mondo. A causa della sua eruzione in quasi tutto il nostro continente non si vola più. Questa galleria di boston.com ci mostra 35 nuove foto, alcuen davvero impressionanti.


lunedì 19 aprile 2010

Le divisioni imperfette

da spinoza.it

Berlusconi-Fini, pranzo sulle riforme. Certo che se la potrebbero permettere una tovaglia.

Il clima si preannuncia teso: Fini si è presentato con l’assaggiatore.

Il presidente della Camera ha chiesto a Berlusconi “Un Pdl più moderno, democratico, civile e legalitario”. In pratica, senza Berlusconi.

Il pranzo si è concluso senza sorprese: con l’amaro.

Il premier si è limitato a dire: “Ho mangiato benissimo”. Riferendosi agli ultimi dieci anni.

(Dopo Veronica, altro divorzio in vista per Berlusconi. Se se ne va anche Leonardo si puo’ pensare a una class action)

In un comunicato stampa, Fini dichiara di attendere serenamente le valutazioni del premier. E di non voler essere bendato.

Fini ha comunque riconosciuto alcuni meriti a Berlusconi: da quando è al governo nessun asteroide si è schiantato sull’Italia.

Pare che Fini abbia chiesto a Berlusconi la testa di Gasparri. Si accontenta di poco.

Berlusconi convoca i vertici del Pdl. Vuole starsene un po’ da solo.

Riunione straordinaria del Pdl. Sbuffa Berlusconi. Sono quel tipo di riunioni senza figa.

Il premier incontra La Russa, Verdini e Bondi. Vuole sentirsi dire quanto ha ragione.

La Russa, Verdini e Bondi scrivono una nota congiunta sulla vicenda: uno teneva ferma la penna e gli altri due muovevano il foglio.

Il Secolo d’Italia parla di “generico sloganismo”. Non sono d’accordo, l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio.

Fini sarebbe pronto a costituire un gruppo autonomo. Si chiamerà “Il presidente della Camera avrà più fan di quello del Consiglio”.

Fini: “Berlusconi scatenerà i cani per sbranarmi. Già mi aspetto Feltri”. Ecco perché da un po’ di tempo lo tenevano a digiuno.

Secondo Bersani “il Pdl ha un grosso problema”. E non è certo lui.

Il segretario del Pd: “Non mi sembra che la presidenza della Camera sia nella disponibilità di Berlusconi”. Controlla meglio.

Bersani teme le elezioni anticipate. Gli elettori potrebbero votare.

Secondo Bersani “parlare di elezioni anticipate è una pazzia”. Dategli un po’ di tempo per godersi la recente vittoria.

(Il problema del centrosinistra è che non ha un suo Berlusconi. Per questo appoggia quello che c’è già)

Bossi: “Temo che la cosa non si rimetta a posto”. Eh sì, è dura, dopo un ictus.

* * *
autori: benze, ioguido, asc, the genius, antoniolatrippa, archi il leone, mancio1971, mithril, ginko, francesco cocco, freezer, venividiwc, saintbull85, blepiro, kra, faberbros, gbona e alexfor.

Il rogo di Comorra

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 17/04/2010

Sono d’accordo con l’Amato Premier. La mafia italiana è appena la sesta nel mondo (il prossimo anno non parteciperà neanche alla Champions), la sua fama è tutta colpa di «Gomorra». Che in realtà parla di camorra ed è pubblicato dalla casa editrice dell’Amato. Ma sono quisquilie. Piuttosto: perché fermarsi a Saviano, dico io. Si chiami il ministro fuochista Calderoli e gli si commissioni un bel falò per buttarci dentro altri libri disfattisti. Comincerei dai «Promessi sposi»: tutti quei bravacci e signorotti arroganti, che agli stranieri suggeriscono l’immagine fasulla di un Paese senza regole, dove la prepotenza e la furbizia prevalgono sul diritto. E «Il fu Mattia Pascal»? Vogliamo continuare a diffondere la favola negativa dell’uomo che cerca un legittimo impedimento per potersi fare i fatti suoi? Nel fuoco, insieme con «La coscienza di Zeno», un inetto che non riesce nemmeno a liberarsi del vizio del fumo, quanto di più diseducativo per una gioventù che ha bisogno di modelli positivi come il vincitore di «Amici».

Porrei quindi rimedio alla leggerezza sconsiderata del «Gattopardo». «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Hai trovato la formula segreta del potere e la spiattelli in giro così? In America nessun romanzo ha mai raccontato la ricetta della Coca-Cola. Nel fuoco anche Tomasi di Lampedusa: con quel cognome da nobile sarà di sicuro comunista. E poi «Il nome della rosa». Morti e sesso torbido in un monastero. Di questi tempi! Il nome della Rosa è Pantera. Il resto al rogo. Su con quelle fiamme e linea alla pubblicità.

venerdì 16 aprile 2010

Non si discute

Può piacere o meno, ma sull'originalità non si discute.


Niente marcia nuziale ma un vero e proprio musical per le nozze di Kevin e Jill, celebrate in una piccola chiesa del Minnesota al ritmo di un pezzo dance di Chris Brown.

Per prima cosa...

tramite lastampa.it - Il pensiero debole di Luciana Littizzatto del 16/04/2010

Per prima cosa devo subito chiedere scusa ai tifosi del Toro perché in televisione, nella puntata di Abbado, ho detto Toro merda e si sono tutti molto offesi. Tra l'altro non sapevo che i granata fossero tutti fan di Abbado… Io l'ho detto per dire, mi è venuto così, l'ho fatto come esempio di scritta sul muro… poi sai io dico anche tante boiate che nel mucchio… non avrei mai pensato di scatenare tutta ’sta buriana… Quindi chiedo scusa. E non ho problemi a farlo. E’ strano però. In questo paese puoi insultare chiunque, dire peste e corna dal Papa alla Costituzione, nessuno si scandalizza, dici una roba su una squadra di calcio e si spalancano le bocche dell’inferno… allora. Proclama a tutti gli appassionati del Toro: il Toro mi è simpatico, mi piace come bestia, come squadra, come tutto. Anche come segno zodiacale. Mi fa schifo la corrida e per farmi perdonare sto facendo all'uncinetto un reggi-balle granata da appendere alla statua del toro di bronzo grosso come un borsone dell’Ikea.

Andiamo avanti. Hanno smontato la Arcuri. Han preso Manuela e l’han stipata nel capanno degli attrezzi. Nel magazzino del campo sportivo. Vi spiego. A Porto Cesareo avevano messo una statua della Arcuri sul lungomare come simbolo di bellezza e prosperità. Due metri di Manuelona di marmo. Tutto il resto in proporzione. Una cosina di buon gusto, solo le tette facevano ottanta chili l’una. Poi bianca, così sai le cacche dei gabbiani… Non so che cosa mangino i gabbiani, ma fanno delle robe che fan paura… Avete fatto caso? Fanno come i Canadair, quegli aerei per gli incendi, sganciano un fiotto di parzialmente scremato e fran… un tapis de merde. Sembra che spremano un tubetto di dentifricio in volo. Può essere persino che la statua in origine fosse di pietra vulcanica nera, e poi è diventata bianca per via dell’esprit de gabbian, la creme de la mere… Certo che ’sta statua potevano almeno farla fosforescente… che illuminasse fino alla Calabria, così nella tempesta vedevi da lontano una gnocca luminosa che ti portava dritto in porto... Comunque. Adesso le mogli dei pescatori si sono incavolate. Devo dire non proprio a torto, scusa. Un conto è mettere la statua di una donna generica, la moglie di ogni pescatore che aspetta sul molo il suo ritorno, un conto è l’Arcuri, ti pare? Fa subito confronto. Tra l'altro è anche brutto per i mariti. Passi per quelli che hanno le mogli fighe, ma se tua moglie è racchia vedi la Arcuri, pensi a tua moglie, ti viene da girare il peschereccio e tornare a pescare le vongole cornute per altri sei giorni… Comunque. Le mogli dei pescatori han firmato una petizione e alla fine han vinto loro. E son riuscite a far togliere la statua di Manuela che verrà sostituita con la statua della Madonnina del mare. Così si taglia la testa al toro… ops. Al caval donato, meglio. Certo che passare dall’Arcuri alla Madonna è un bel salto di genere… Magari toccava fare un passaggio intermedio. Tipo la statua della Binetti legata come un salame tipo cilicio con le reti da pesca, non so… anche Rutelli con un merluzzo in mano volendo poteva andare.

Non si vola più

Non si vola più, almeno in questi giorni nel nord dell'Europa a causa della seconda eruzione in un mese del vulcano islandese Eyjafjakajökull. 
Tale eruzione ha causato lo sciglimento dei ghiacci che attorniavano il vulcano e proiettato nel cielo colonne di fumo, vapore e cenere che hanno costretto le autorità competenti a cancellare migliaia di voli sconvolgendo, di conseguenza, il traffico aereo in tutta l'Europa settentrionale.
In questa galleria di boston.com le immagini dell'eruzione.

Che barba, che noia

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 16/04/2010

L’immagine che lo consegna per sempre ai nostri ricordi è quella di un anziano gentiluomo in pigiama che a letto sfoglia la Gazzetta dello Sport, mentre accanto a lui la moglie soffia come un mantice, solleva le gambe a candela e borbotta «che barba che noia, che noia che barba». Ciò che distingue un genio dell’umorismo da un marito normale è la sua reazione.
Di fronte all’attacco più grave che ogni maschio sia chiamato a fronteggiare - l’incapacità di suscitare passioni - Raimondo Vianello non si scusa né accusa. Si limita a lanciare uno sguardo in tralice, senza mai perdere di vista il giornale. Il matrimonio che resiste nel tempo, sembra suggerirci il suo silenzio, consiste nella gestione oculata dei litigi e degli scoppi improvvisi di noia.

Raimondo non era solo la parte maschile della ditta Vianello & Mondaini, ma se oggi lo ricordiamo soprattutto così è per la sua decisione giovanile di annullare il proprio talento anarchico, che forse ne avrebbe fatto il Peter Sellers italiano, dentro i vincoli di un rapporto professionale di coppia, allegoria perfetta dei vantaggi e degli svantaggi che procura una vita coniugale felice. I fan del Vianello «single», quello macabro e surreale degli sketch censurati con Tognazzi, sostengono che il matrimonio con una milanese pragmatica e un po’ «sciura» come la Sandra abbia deviato il corso naturale della sua carriera, riducendo alla sola dimensione televisiva un attore che possedeva il dono raro dell’umorismo. Per i fautori del Vianello «matrimoniale» vale il discorso opposto: se avesse seguito il suo istinto di battutista allusivo sarebbe finito nel dimenticatoio, in questo Paese ben poco inglese che detesta gli umoristi perché applaude la risata grassa del comico e le improvvisazioni sguaiate della commedia dell’arte.

Dovunque sia adesso, Vianello sorriderà di certe dispute, senza mai staccare gli occhi dal giornale. Ogni uomo è la scelta che fa e la sua è stata di privilegiare l’aspetto borghese del proprio carattere. Aveva bisogno di vivere al riparo di una doppia cornice di sicurezza: economica e affettiva. La tv e la moglie. L’affetto munifico del pubblico (i suoi show del sabato sera, popolari senza essere volgari, facevano 20 milioni di spettatori) e quello materno di una donna da cui non ebbe figli, ma della quale forse un po’ lo fu.

In un mondo dello spettacolo abitato da troppe coppie che dichiarano di amarsi sul palco (vedi un’altra Sandra, la Bullock, alla cerimonia degli Oscar, una settimana prima del divorzio) e si dilaniano accanitamente in privato, Mondaini & Vianello hanno offerto l’interpretazione opposta e vincente di due persone che si punzecchiano di continuo davanti alla telecamera per ritrovarsi più unite a casa propria. Indimenticabili le sigle finali dei loro varietà degli Anni Settanta, quando davano l’impressione di correre a perdifiato l’uno fra le braccia dell’altra, ma sul più bello qualcosa faceva fallire l’aggancio: di solito qualcosa di macabro, con lei che lottava contro la morte e lui che si girava dalla parte opposta, visibilmente sollevato. Erano gli sposi d’Italia e il passaggio alle tv di Berlusconi aveva istituzionalizzato il loro matrimonio, trasformando Casa Vianello nel contenitore di tutti gli stereotipi della coppia tradizionale. Lui era il marito svogliato e addomesticabile, che risvegliava il suo istinto di predatore in presenza di ragazze provocanti, ma arrivato a un passo dall’adulterio si ritraeva sempre. Apparentemente per un equivoco o un capriccio del destino. In realtà, per l’adesione inconscia a un codice morale al quale non doveva essere del tutto estraneo il sentimento d’amore per la moglie, che pure non veniva mai esplicitato.

Sandra & Raimondo erano lo specchio deformato ma non infedele del matrimonio all’italiana. Nel loro ménage si riconoscevano milioni di piccolo borghesi, quando esserlo significava assomigliare a Vianello: benpensante, magari ipocrita, però mai trucido e volgare. È difficile immaginare che i litigi di una coppia cresciuta col Grande fratello abbiano i toni e le pause, soprattutto le pause, di quelli che sapeva imbastire lui. Il suo segreto è facile da scoprire, ma impossibile da copiare. Ci ha giocato fino all’ultima intervista: «Se tornassi indietro, rifarei tutto. Mi risposerei anche. Con un’altra, ovviamente».

giovedì 15 aprile 2010

Manuale di sopravvivenza alla serie B

Articolo tratto da Il Secolo XIX del 14/04/2010

Ah, vedi che alla fine l’esperienza della serie B torna utile? Vorrei illustrare agli amici interisti come si sopravvive alla serie B in caso di retrocessione frettolosa per presunta violazione di articoli sportivi. Per prima cosa, c’è da fare subito una cernita per capire chi ha il fegato di rimanere e chi se ne va. Così, su due piedi, io penso che Zanetti, Toldo, Cambiasso e Quaresma dovrebbero rimanere, chi per attaccamento alla maglia, chi per sfruttare una categoria più adatta alle proprie caratteristiche, mentre la vedo molto dura per gente come Milito, Eto’o e Sneijder, che finiranno quasi di certo a Barcellona, Real e Manchester.


Ma niente paura, alcuni di loro torneranno non appena vi sarete ripresi, è gente con dei sentimenti, quella lì, specie quando si avvicina ai quarant’anni, che si diventa saggi e nostalgici. In secondo luogo, c’è la questione del tecnico. Noi avevamo un grandissimo tecnico, Capello, e voi ne avete uno altrettanto bravo, però i tecnici bravi sono difficili da trattenere e in più costano molti soldi, soldi che con la fuga degli sponsor verranno a mancare, e inoltre penso che il titulo della serie cadetta interessi molto poco a Mourinho, dunque è più facile che la squadra venga affidata a un ex giocatore di fiducia e di poca esperienza – noi avevamo Deschamps, che non era male – tipo Beppe Baresi, che comunque, dài, ha dimostrato un bel piglio anche lui, per quanto io consiglierei Walter Zenga, che è un po’ il Mourinho italiano, no?

Con giocatori e tecnici se ne vanno anche coppe e scudetti. Voi li avete vinti sul campo, loro ve li tolgono e li assegnano ad altre squadre, che secondo me è una scelta poco prudente. A parte che io uno scudetto che considero rubato non lo vorrei neanche se mi pagassero, ma è questione di etica personale, e io, pur tifando Juventus, sono onestissimo.

La parte peggiore è forse il cambio di dirigenza. Già, il cambio di dirigenza è un vero e proprio terno al lotto, può andarti bene e può andarti che arriva gente che sbaglia campagna acquisti e che fa progetti di cinque anni che si autorinnovano di altri cinque ogni cinque, con allenatori che restano venti partite e nel giro di niente ti ritrovi con la peggiore stagione in cento e passa anni di storia, è una roba veramente drammatica, soprattutto perché non è che poi passa: non passa, peggiora. Se non altro, la serie B, dopo, vi sembrerà un sogno.

Ma ci sono anche i lati positivi, ad esempio una cosa buona della serie B è che si possono lanciare i giovani, solo che Balotelli, se fa il Balotelli a Crotone, be’, ragazzi, lo vedo molto male. La serie B è un campionato duro, popolato da gente che si fa il mazzo da vent’anni nell’anonimato, ci vuole un profilo molto basso, serve gente umile, ad esempio noi avevamo Buffon e Del Piero e Iaquinta, e allora l’accoglienza era buona, ma è anche vero che quelli erano campioni del mondo.

Però, ecco, un altro lato positivo è che, siccome dopo ogni scandalo vinciamo un mondiale, forse lo vinciamo anche stavolta, solo che a campioni del mondo vi vedo un po’ corti, tralasciando Argentina e Brasile, naturalmente. Ma il lato più positivo di tutti, come dimenticarlo, è la simpatia: la simpatia è inversamente proporzionale alla posizione ricoperta in classifica. Adesso vi considerano antipatici mica perché lo siete, ma perché vincete, andate in giro per l’Italia e l’Europa a distribuire scoppole e così uno si fa dei nemici, è ovvio.

Ma non temete, ultimi in serie B a -30, sarete la squadra più amata d’Italia, e allora vi farete un’opinione precisa sul senso di ogni competizione sportiva, oltre che sulla natura umana.

* Mauro Zucconi è uno dei blogger più conosciuti e premiati d’Italia. Chinasky77 è il suo nome di battaglia, con cui firma il blog “Come diventare il mio cane

Journeys to the International Space Station

Il 12 aprile è stato il 49° anniversario del primo volo umano nello spazio quando Yuri Gagarin divenne la prima persona a compiere un'orbita intorno alla Terra.
Attualmente 13 persone sono a bordo della ISS in orbita intorno al nostro pianeta.
In questa galleria di boston.com una serie di immagini sella stazione spaziale, del suo attuale equipaggio, dei loro veicoli di lancio ed alcune viste mozzafiato.

mercoledì 14 aprile 2010

Manovie

Sono praticamente estinte. L'ultima che mi ricordo è a Sella Nevea, in Friuli, ma credo che oramai sia scomparsa anche quella dato che si parla di quasi vent'anni.
Evidentemente nello Utah ne esistono ancora, ma gli sciatori più giovani o inesperti evidentemente non le conoscono.

martedì 13 aprile 2010

Atti di fede

da spinoza.it

Berlusconi apre all’opposizione. E le vende un aspirapolvere.

Il premier: “Nel nostro assetto l’esecutivo non ha alcun potere”. A parte quello esecutivo.

Precipita il Tupolev con a bordo il presidente polacco. Il pilota non aveva alitato sulla punta prima del decollo.

Afghanistan, arrestati tre italiani con gravi accuse. Pare stessero salvando delle vite.

Appena ha appreso la notizia, Frattini ha annullato tutti gli impegni ed è partito per le ferie.

Affidati a Frattini e Gasparri i primi commenti sull’arresto degli uomini di Emergency. Ma si tratta ancora di figure di merda esplorative.

Gasparri: “La linea di Emergency è poco chiara”. Infatti è chiara.

Frattini: “Occorre cautela nella questione Emergency-Afghanistan”. Può occuparsi di una sola parola straniera per volta.

Napolitano firma l’ennesima legge vergogna. Comincio a credere che Berlusconi sia solo un burattino nelle sue mani.

Pedofilia, secondo Radio Vaticana è coinvolto solo lo 0,03% dei sacerdoti. Per tutti gli altri era soltanto sesso.

(In effetti le percentuali sono bassissime. Del resto lo spoglio è appena iniziato)

Ratzinger: “I preti si comportino come gli angeli”. Quindi cerchino di non farsi vedere.

A Torino grande folla per l’ostensione della Sindone. Come se alla Chiesa di oggi mancassero i panni sporchi.

(Un milione e mezzo di pellegrini. Trentamila pullman da tutta Europa. Duemila anni di balle)

Il valore della Sindone è stimato in 15 milioni di euro. Chissà l’originale!

La Sindone a Torino ha avuto talmente tanto successo che ogni città italiana ne avrà una propria.

Dolce e Gabbana sotto inchiesta per evasione fiscale. Il nero va su tutto.

Cernusco sul Naviglio, bimba nigeriana di 13 mesi muore perché il padre non ha la tessera sanitaria. In Afghanistan l’avrebbero curata.

L’autopsia conferma le cause della morte: era negra.

Brunetta: “Non guardo più i tg, mi irritano”. E poi a quell’ora c’è Tom e Jerry.

* * *
autori: richi selva, alexfor, serena gandhi, archi il leone, doc panz, asc, cityman, castorovolante, serena gandhi, puccio di luce, francesco cocco, kra, lorberto, van deer gaz, faberbros, fedgross e rfr.

Emergency e L'Italia dei clan

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 13/04/2010

Leggendo l’intervista rilasciata ieri a La Stampa dall’onorevole La Russa verrebbe da chiedersi con il poeta: che anno è, che giorno è? Il ministro della Difesa rispolvera gli interminabili Anni Settanta per informarci che anche Gino Strada potrebbe aver allevato nel suo seno degli infiltrati «come accadde al Pci con le Br e al Msi coi Nar», trattando Emergency alla stregua di un partito, diviso in frange più o meno estremiste. Non vi è dubbio che le responsabilità dei tre italiani fermati in Afghanistan andranno accertate e nel caso punite, ma è inaccettabile la tentazione di trattare questa vicenda come se fosse una questione di politica interna. Nel compilare il proprio autoelogio, il ministro ricorda i tanti «esponenti di sinistra che abbiamo salvato negli scenari di guerra». E non allude a un parlamentare del Pd strappato ai talebani o a un banchiere delle cooperative rosse preso in ostaggio dai pashtun. Intende riferirsi a giornalisti, medici, pacifisti: tutta gente che nelle zone di guerra ci va per vocazione o per mestiere, certo non per conto di uno schieramento politico. Solo da noi un cittadino all’estero viene considerato dal suo governo un «esponente» di destra o di sinistra, invece che semplicemente un connazionale da tutelare.

Pensate al presidente americano più ideologico degli ultimi tempi, il repubblicano Bush. Bene, nemmeno lui si è mai vantato di aver salvato dei democratici, ma sempre e soltanto degli americani. Da dove nasce questo bisogno tutto italiano di catalogare le persone in base alle appartenenze ideologiche? Destri-sinistri, rossi-neri, guelfi-ghibellini. Il nostro eterno bipolarismo da bar sport, incomprensibile al di là di Chiasso. Incomprensibile e drammaticamente provinciale. Sintomo di un Paese appeso al suo stesso ombelico, che osserva il mondo dal pertugio dei propri interessi di bottega e riduce i drammi planetari alle dimensioni del cortile di casa.

Se il riferimento continuo agli anni di piombo testimonia l’immaturità di una classe dirigente che non riesce a scrostarsi di dosso i fantasmi giovanili, l’atteggiamento che La Russa e in parte Frattini hanno tenuto nei confronti della vicenda di Emergency testimonia ancora una volta l’assenza di uno spirito nazionale autentico e condiviso. Di fronte a una crisi, la reazione istintiva è stata di schierarsi dalla parte delle proprie alleanze (il governo afghano) e non dei propri connazionali. Anche la sinistra, sia chiaro, tende a comportarsi alla stessa maniera. Ricordiamo ancora i commenti salaci con cui fu accolto in certi ambienti il sacrificio di Quattrocchi - il «body guard» rapito e ucciso in Iraq - considerato un fascista e un mercenario immeritevole di pubblici onori. A sei anni dalla morte, oggi Quattrocchi sarà commemorato nella sua Genova, ma il Comune guidato dal Pd ha preteso di far pagare l’affitto della sala.

Mai come in questo campo c’è una sintonia assoluta fra la Casta e il Paese reale. Tranne un mese ogni quattro anni, durante i campionati del mondo di calcio (e a patto che si vincano), l’italiano non si sente membro di una Nazione, ma di un clan: familiare, affettivo, politico. Però vale qui lo stesso discorso fatto a proposito della corruzione: dai politici ci aspetteremmo che dessero il buon esempio, non che esaltassero con la forza del loro ruolo la «mala educación» generale.

Polonia in lutto

Questa galleria di boston.com ci porta nel lutto di una nazione e di un intero popolo.
Il 10 aprile una aereo con a bordo il presidente polacco Lech Kaczynski, sua moglie Maria, 94 membri del governo ed altre persone precipita in fase di atterraggio mentre trasportava la delegazione in Russia per il 70° anniversario del massacro di Katyn (oltre 20.000 ufficiali polacchi trucidati dall'esercito russo)

lunedì 12 aprile 2010

Come volevasi dimostrare

Staino ha pubblicato questa vignetta:

Subito "il Giornale" mette in prima pagina: "Vogliono Berlusconi morto".

Staino ieri si è scusato e spiegato – «se poi qualcuna delle vittime si sente offesa mi dispiace, né volevo augurare la morte a Berlusconi» poi ha dato un suggerimento con il suo solito stile:

La musica del cuore

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 10/04/2010

L’agenzia di notizie Tiramisù, che attinge abitualmente alle lettere di «Specchio dei tempi», segnala la storia di un’anziana signora torinese, entrata nel salone de La Stampa per dettare il necrologio di una persona cara. Triste per l’incombenza affrontata, si avvia verso la porta, costeggiando gli scaffali dell’adiacente libreria. Vede due adolescenti, un maschio e una femmina, che sfogliano un libro da cui esce una musica lieve. Pensa che sarebbe un regalo perfetto per la nipotina e si avvicina allo scaffale dove i ragazzi hanno appena riposto il volume, ma non riesce a individuarlo fra tutte quelle copertine colorate.

Chiede aiuto alla coppia di adolescenti, che subito lo rintracciano e glielo porgono. Il libro suona davvero, però costa 12 euro e 90. Troppo per le tasche di una pensionata. La signora si allontana a passi lenti, ed è già quasi davanti all’uscita quando si sente toccare una spalla. Sono i ragazzi di prima e hanno un pacchetto in mano. «Tenga, per la sua nipotina». Mi dispiace non conoscere i nomi dei protagonisti. Altrimenti li avrei scritti in stampatello, per una elementare forma di par condicio: se invece di regalare il libro alla vecchietta, l’avessero rapinata, sarebbero stati sbattuti in prima pagina come simboli di una gioventù depravata. So bene che due ragazzini in libreria non rappresentano compiutamente una generazione. Ma nemmeno gli altri. Quelli che picchiano, rubano e stuprano. Dei quali però si parla sempre, al punto da indurre noi adulti a credere che esistano soltanto loro.

venerdì 9 aprile 2010

Due paroline in difesa delle donne

tramite lastampa.it - Il pensiero debole di Luciana Littizzatto del 09/04/2010

Due paroline in difesa delle donne. Noi donne che siamo la spuma dello champagne mentre voi non siete altro che il fondo sabbioso del barbera. Io vorrei che qualcuno mi spiegasse perché nei saloni dell'automobile, nei motoshow, c'è sempre questa bella tradizione, questa bella usanza, di mettere delle gnocche sdraiate sui cofani delle macchine. C’è una spiegazione logica? A cosa servono? Passavano tutte di lì per caso e per un malore si sono appoggiate un attimo con le tette sui fanali? Ogni stand c'ha minimo 2 o 3 topastre con la minigiropassera e scollature che se guardi dentro vedi perfino di che colore hanno le mutande. Due o tre bagiane sedute sui sedili in bilico su una chiappa con le gambette inclinate ogni tanto… frrrt… apertura breve con scorcio di slip. Allora. Io capisco che gli uomini son cretini. Per carità. Che come vedono una coscia il cervello fa un passo indietro nell'evoluzione. Se poi la coscia ha l'autoreggente tornano anfibi.

L'occhio pare senza palpebra, come quello di Amadeus. Non sbatte più. Resta fisso e ruota solo come quello dell'iguana. Però vorrai mica dirmi che un'auto la comprano di più se di fianco c'è una bonazza che si sfrega i polpacci sui cerchioni? Siete così incommensurabilmente pirla? Che appena vedete una jolanda, vi si accende un neon nel cervello che lampeggia. Gnoc-ca gnoc-ca gnoc-ca. Come le luci di emergenza? Capisco ancora se fosse allegata, se te la dessero con gli optional. Tu prendi la vernice metallizzata, il tettuccio apribile, e la gnocca bionda con 2 gambe a trazione anteriore, air bag posteriore e anteriore già esploso, facile inserimento della leva del cambio. Ma quelle, lì stanno. Non è che vengono via nel pacchetto. A noi non succede. Se vado a comprarmi una lavatrice ci mettono mica un nigeriano in deshabillé con derrière dentro la centrifuga. Che poi in quei saloni lì non c'è neanche un po' di originalità. Sempre stangone di due metri. Ma vendi la Smart? Metti una fighina almeno… una sarda di un metro e quaranta…

Sei un commerciante di usato sicuro? Dammi una bella nave scuola sui sessanta ben portati pitonata cestinasi perditempo? Ma io ora mi chiedo. Passi per i maschi che son pirla, ma voi ragazze perché dovete passare il tempo a sorridere a dei pirla che godono davanti a dei cerchioni in lega? Solo perché vi pagano? Allora solo perché vi pagano potete fare tutto? Allora andate a leccare le vetrine quando inaugurano i negozi… E se uno poi ti chiede che lavoro fai tu cosa dici? Mi siedo sui cofani? Tengo le poppe appoggiate sui vetri delle macchine, ma sto studiando per diventare culospecchista, quella che col sedere piega gli specchietti laterali? Io ve lo dico. Ragazze. Se proprio volete sfregarvi contro qualcosa, se sentite che avete quel talento lì, piuttosto che i saloni dell'auto andate a Montecitorio. Secondo me se ti strusci contro un onorevole e non contro una portiera hai un futuro decisamente più assicurato, e alla fine della giornata non prendi neanche l’odore di plastica che hanno le macchine nuove.

Il miliardario pop

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 09/04/2010

Nella lontanissima Thailandia una massa di contadini poveri e arrabbiati ha invaso la metropoli Bangkok per riportare al potere un miliardario. Si tratta del presidente del partito Thai rak Thai: i Thai amano i Thai. I rivoltosi accusano i governativi di essere una cupola di algidi snob e di aver fatto fuori l’ex premier (il miliardario dell’amore) grazie a un ribaltone parlamentare propiziato dalla compiacenza dei poteri forti e dalle inchieste della magistratura. Il miliardario, in esilio dopo una condanna per corruzione, possiede un impero di telecomunicazioni, una squadra di calcio fra le più importanti d’Europa e una quantità imprecisata di villone. Eppure i poveri ribelli sostengono che lui è uno di loro e prendono a calci le auto di media cilindrata della borghesia intellettuale di Bangkok - impiegati, insegnanti, funzionari pubblici - che li disprezza e da cui si sentono disprezzati. Per rappresaglia il governo ha oscurato la tv del miliardario, il cui portavoce (un cantante) ha minacciato pesanti ritorsioni.

Ora, è evidente che quella è la Thailandia e certi fenomeni populisti non potrebbero mai attecchire qui da noi. Ma da osservatori, sia pure distaccati, ci poniamo egualmente un quesito: come è possibile che un povero contadino si senta rappresentato da un miliardario e accusi di snobismo e insensibilità sociale chi sta appena un po’ meglio di lui? Chissà se qualche thailandese si degnerà di risponderci.

giovedì 8 aprile 2010

Oba, mah

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 08/04/2010

Il Presidente degli Stati Uniti ha autorizzato la Cia a uccidere un cittadino americano di religione islamica che fa parte della «cupola» di Al Qaeda ed è nascosto presumibilmente sulle montagne dello Yemen. Una decisione di impeccabile realismo politico: presa da un Bush o anche da un Clinton non avrebbe suscitato stupore. Ma a mettere la firma presidenziale sotto una condanna a morte in contumacia è stato il cavaliere dell’ideale, il comandante delle forze del bene, il premio Nobel per la pace. Barack Obama, insomma, quello che nei comizi invoca il disarmo atomico e negli ordini alle truppe intensifica il bombardamento dei droni che falcidiano le popolazioni afghana e pakistana.

Non è l'inizio di una delusione, ma la fine di un’illusione. Obama non può essere Gandhi. E’ un uomo politico che fa gli interessi del suo Paese. Si batte per degli ideali, e questo lo distingue dai politicanti attratti esclusivamente dal potere. Ma del potere conosce bene le regole, compresa la mancanza di scrupoli con cui chi lo detiene è costretto a esercitarlo, se non vuol esserne travolto. Con buona pace delle generazioni che l’hanno sopravvalutata, la politica rimane una cosa sporca, anche quando è fatta a fin di bene. E Obama è un politico. Non un profeta. Il tentativo di trasformarlo in un capo spirituale rivela il nostro bisogno disperato di credere in qualcosa di puro e di grande che la politica non ci potrà mai dare. Essa è l'arte del governo degli uomini. Non del loro miglioramento. Per quello bisogna rivolgersi altrove. In fondo a se stessi, per esempio.

mercoledì 7 aprile 2010

L'orsetto della solitudine

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 07/04/2010

La scienza ci ha allungato la vita e ora cerca di riempircela come può. I giapponesi hanno brevettato un orsetto di peluche per anziani soli, con una telecamera nel naso che spia la depressione del padrone e prova ad alleviargliela con gesti programmati per sembrare spontanei. Se il padrone è triste, l’orsetto gli fa ciao con la zampa. Se il padrone piange, l’orsetto gli porge un fazzoletto.

Non esiste nulla di più triste di un giapponese che si sforza di guarire la tristezza altrui. Però il tema è serio, riguarda la vera rivoluzione del nostro tempo, altro che iPad: gli anziani che vivono sempre di più e sempre più soli. Ovviamente la soluzione non può essere un robot di peluche. Ma è altrettanto retorico appellarsi alla mancanza di calore umano. L’anziano da orsetto non ha tutta questa voglia di compagnia. Si annoia, certo. Gradisce una telefonata o una visita breve. Poi però preferisce ripiombare nella sua solitudine, che lo deprime ma al tempo stesso gli toglie ansia. L’anziano da orsetto è tale proprio perché non ha più voglia di relazionarsi con gli altri. Il mondo di fuori gli interessa poco. E’ concentrato sui propri ricordi e sulla propria decadenza fisica, di cui tiene una contabilità costante e spietata. Non coniuga i verbi al futuro ed è questa attitudine a renderlo anziano: non l’età, non gli acciacchi, ma il rifiuto di aprirsi al nuovo. L’importante è che la morte mi colga vivo, ebbe a dire quel delizioso umorista di Marcello Marchesi, coniando una delle mie tre frasi preferite. Vivo e senza orsetto.

martedì 6 aprile 2010

Tutti al mercato

Provate ad andare sul sito di Gabriella Carlucci.

Qualche genio dell'informatica e del web ha ben pensato di farcire la home page di video e di metterli tutti quanti in auto play.
Il risultato che si ottiene, se si ha l'audio attivo, è una cacofonia che ci riporta alla nostra infanzia ed al cortiletto dell'asilo oppure nell'ora di punta di un mercato rionale.

Complimenti!

Oggi due gallerie

Vista la mia pausa pasquale oggi rimedio con due gallerie, sempre fornite da boston.com

La priama fa proprio riferimento alla Settimana Santa ed ai vari riti e cerimonie che la accompagnano in giro per il mondo.


La seconda è dedicata a questa ipotetica primavera che, almeno da noi, tarda ancora ad arrivare , almeno come temperature.

Targhe alterne

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 05/04/2010

Il Pio Sodalizio dei Piceni, proprietario del palazzetto romano di via Campo Marzio in cui nacque Il Mondo di Pannunzio, non vuole che sul muro dello stabile campeggi una targa commemorativa. «Mai nei nostri palazzi sono state poste targhe collegate alle attività degli inquilini», hanno spiegato i Pii Sodali. Per loro un'attività vale l'altra: la rosticceria o il settimanale che ha cambiato la storia del giornalismo e della cultura italiana. Meglio che l'intelligenza rimanga sotto traccia. Una sua costante esposizione al pubblico, sia pure solo sotto forma di targa, potrebbe innescare effetti indesiderati sui passanti. Di intelligenza, nei 120 metri quadri della redazione del Mondo, ne transitava obiettivamente parecchia. Il redattore capo si chiamava Flaiano. E vi circolavano a mente libera Salvemini ed Ernesto Rossi, La Malfa e Salvatorelli, Carandini e Panfilo Gentile, Einaudi e Mario Ferrara (nonno di Giuliano), i giovani Scalfari e Spadolini. La sera andavano in via Veneto ad anticipare la Dolce Vita, ma sempre a schiena dritta di fronte al potere. Quando De Gasperi espresse il desiderio di conoscere il direttore Pannunzio, quell'orgoglioso sedentario gli fece rispondere: «Io qua sto». E «qua» erano i 120 metri quadri di via Campo Marzio.

«I profeti disarmati» - così venivano chiamati gli inquilini - erano liberali, laici e intellettuali. Chissà quale dei tre epiteti avrà maggiormente preoccupato il Pio Sodalizio. Ma è giusto così, la cultura evolve. Adesso a Roma le targhe si mettono davanti alla casa del Grande Fratello.

Mai dire sì

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 03/04/2010

Svelerò un piccolo segreto professionale. Quando un giornalista vi fa una domanda e voi rispondete «sì», per ragioni di spazio quella domanda diventerà la risposta. Sintesi corretta, persino ovvia. Però una cosa è leggere: «Cota, lascerà in magazzino gli scatoloni della pillola RU?» Risposta: «Sì». E un’altra: «Lascerò gli scatoloni delle pillole RU in magazzino». Poiché aspira a diventare la nuova dc, la Lega dovrebbe rivalutare ogni tanto il linguaggio criptico dei democristiani. Non era la spia di una mancanza o confusione di idee. Loro le idee le avevano talmente chiare che si guardavano bene dal farle sapere in giro.

Proprio per scongiurare il rischio di retromarce come quella che il governatore piemontese è stato costretto a compiere nelle ultime ore. Cos’avrebbero risposto un Piccoli, un Forlani o un Rumor al quesito sulle pillole che Belpietro ha rivolto a Cota in tv? «Intanto la ringrazio per la domanda. Non posso non considerare l’ipotesi di valutare in modo più approfondito una questione che richiede quel genere di coinvolgimento complessivo che saprà trarre beneficio da una pausa di riflessione alla quale intendo attenermi fermamente, nel rispetto della coscienza di tutti e di ciascuno».

Belpietro si sarebbe addormentato, e noi con lui, ma almeno il nome del nuovo governatore sarebbe finito sui giornali per altri motivi. Magari per la promessa di far fermare il Frecciarossa nella sua Novara, che un democristiano mai si sarebbe sognato di anticipare. Anche se - sia detto a onore di Cota - quello poi il treno lo avrebbe fatto fermare davvero.

venerdì 2 aprile 2010

Fortuna che è finito

tramite lastampa.it - Il pensiero debole di Luciana Littizzatto del 02/04/2010

Fortuna che è finito ’sto ciadel delle elezioni. Ci siamo tappati stretto stretto il naso e invece di tuffarci da uno scoglio di Varigotti ci siamo buttati dentro la cabina elettorale. Ma apriamo una parentesina sulla scheda. Siamo veramente un paese di dementi. Napisan? Rinchiudici tutti in un manicomio e butta la chiave che sei l’unico che ha ancora un po’ di senno a questo mondo. Una scheda enorme. Saranno stati due ettari di cellulosa. Non era una scheda. Era un pareo. Una tovaglia da pic nic dove potevi usare i simboli dei partiti come poggiabicchieri. Se ci facevi un buco in mezzo la potevi utilizzare come poncio. Un incubo pure il ripiegamento. La mia ha fatto la fine di una cartina stradale che come la pieghi la pieghi non c’è niente da fare, non si sistema più. Alla fine come copertina c’hai gli Appennini o la Corsica ciancicata. Ho dovuto piegarla in due come le lenzuola! Sono uscita dall’urna e ho chiesto aiuto allo scrutatore: Scrutatore? Lei prenda di là...! Io di qua. Uno due tre... tira!

La prossima volta fateci votare su una parure matrimoniale, una lastra di marmo con uno scalpello, un rotolone regina, così prima di riuscire a srotolarlo tutto avranno già chiuso i seggi. Altrimenti brevettate almeno una matita adeguata. Scusa: per una grande scheda ci vuole una grande matita. Come il grande pennello. Lunga come il randello di Brighella. Arriverà ai seggi su motoarticolati insieme ai pezzi del ponte sullo Stretto. Il vantaggio è che non te la puoi rubare perché sennò se ne accorgono. Non come con le matitine dell’Ikea. Ma va beh. Vediamo i lati positivi. Finalmente smetteremo di sentire le promesse dei candidati. Quel modo di dire che mi fa venire l’orticaria: «Sono molto sereno». Non so se avete notato. Quando li intervistano, dicono sempre: «Io sono molto sereno». Ma come molto sereno? Mi agito io, che mi basta vedere la tua fotografia e mi viene l’eczema, e tu sei sereno? Che mi cedono le ascelle e mi si imperla il sottonaso solo quando compari in tv? Amico? Ma tu ti devi agitare. Ti devi agitare come uno shaker, ti deve venire un buchino così stretto che non ci può più passare neanche uno spillo, vista la responsabilità che hai deciso di assumerti. Altro modo di dire che non tollero è: «Io dico sempre quello che penso… ». Mhmmm… Adesso va di moda anche ’sta frase qua. La dicono tutti, dai politici ai concorrenti del Grande Fratello. «Io dico sempre quello che penso». Certo. Peccato che pensi una minchiata, una belinata reale, un pensiero reietto e sminchionato. Che hai 2 neuroni 2 che funzionano come la corrente alternata… che nel testolino ci tieni rane e segatura. Non dire quello che pensi, ti prego. Taci. Perché se lo dicesse Schopenhauer magari gli presto attenzione, ma se lo dici tu capisci bene che… Oppure dicono: «Io sono sempre stata me stessa». Ecco appunto. Il problema è proprio quello, che sei sempre stata te stessa. Non puoi provare almeno per un minutino a essere un’altra, magari qualcuno meno scadente di te? Tua sorella furba, per dire?

Rendi la tua fotocamera Wi-Fi con le schede Eye-Fi

Le schede Eye-Fi sono schede di memoria con funzionalità Wi-Fi; infatti possono sfruttare la rete Wi-Fi disponibile per trasferire ad esempio le foto dalla fotocamera al computer.
Tutti i modelli Eye-Fi sono in grado di salvare e trasferire immagini scattate in formato Jpeg, e salendo nella gamma si trovano quelle in grado di trasferire anche i videoclip; la top di gamma trasferisce anche i file Raw.
Alcune schede permettono anche la geo-referenziazione automatica delle immagini.
Il modello Pro X2, tra le altre caratteristiche, offre anche la funzionalità Ad Hoc, vale a dire permette l'upload diretto a computer senza router o access point.
Le schede sono disponibili unicamente nel formato SD (Secur Digital) ma esistono in commercio degli adattatori che consentono di utilizzarle anche nelle fotocamere che accettano unicamente schede di tipo Compact Flash. Occorre però che la fotocamera sia compatibile con la tecnologia SDHC, che non è supportata dalle fotocamere datate.
La capacità delle schede Eye-Fi va da 2 GB a 8 GB.

Chiedo scusa

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 02/04/2010

Come il Fonzie di Happy Days, l’attaccante interista Mario Balotelli ha chiesto sc, ha chiesto scu, ha chiesto scusa. (Anche se non si è capito bene per cosa, dato che gli psicodrammi di spogliatoio sono l’unico segreto italiano impermeabile persino alle intercettazioni). Speriamo diventi presto una moda. La mia generazione di maschi è cresciuta con l’idea che le scuse siano un attentato alla virilità. Ad amplificare il fenomeno è stata una frase da cioccolatini che lo scrittore del lacrimoso best-sellerone «Love Story» metteva in bocca alla protagonista femminile: «Amare significa non dover mai chiedere scusa». Essendo una frase idiota, ha avuto un successo siderale. Ma perché uno che ama non dovrebbe mai chiedere scusa? Dimostra di avere una ben fragile idea di sé la persona che non è disposta a subordinare il proprio orgoglio al piacere di riconciliarsi con gli altri.

Le scuse sono la miglior arma disarmante mai inventata dall’uomo. Certo, mal si adattano a un Paese servile che ha talmente abusato di pentimenti e genuflessioni da costruire per contrasto il mito della maleducazione come prova suprema di libertà. Il risultato è la guerriglia degli animi. Quando uno mi taglia la strada e reagisce alle mie rimostranze ringhiando improperi, magari in cuor suo si sentirà un cavaliere dell’Apocalisse, ma in me stimola solo degli istinti omicidi, che cesserebbero all’istante se invece allargasse le braccia e, sorridendo, mormorasse attraverso il finestrino: «Chiedo scusa».

p. s. In serata Balotelli si è arrabbiato di nuovo. Come non detto.

giovedì 1 aprile 2010

Tie break [parte seconda]

da spinoza.it

Bossi impone il figlio in regione. Caligola era stato più discreto.

Renzo Bossi: “Sogno una partita Italia-Padania”. Sennò cos’ho studiato a fare.

(Renzo Bossi ha ottenuto 12.893 voti. È rimasto nel cuore degli ex compagni di scuola)

Il senatùr è entusiasta: “La Lega è uno tsunami”. In effetti ha fatto annegare un sacco di stranieri.

(Ieri mi ha chiamato mio cugino da Padova. Dice che ha dovuto fare lo 0039)

Umberto Bossi è lo specchio politico del paese: la parte sinistra è totalmente immobilizzata.

Bersani: “Il voto alla Lega è un voto contro Berlusconi”. Adesso sono più tranquillo.

In alcune regioni dati allarmanti sull’astensionismo. Poi si è capito che non tutte dovevano votare.

Cicchitto: “Il Pd è sparito dal Nord”. Magari è nel sottotetto di qualche chiesa.

Bersani: “Non canto vittoria, non parlo di sconfitta”. Cosa vuoi che ti dica, dimmi un argomento a piacere.

Nichi Vendola: “Berlusconi con me si è comportato da bugiardo”. Non sentirti così speciale.

Numerose preferenze per Vendola, Di Pietro e Beppe Grillo. È incredibile quanti consensi si possano raccogliere prendendo le distanze dal Pd.

Grande successo per il Movimento 5 Stelle, determinante per le nuove centrali nucleari piemontesi.

Cota: “La Bresso è una donna che non sa perdere”. Pur essendo del Pd.

Castelli bocciato a Lecco: “Forse gli elettori mi hanno penalizzato perché ho detto che non avrei rinunciato all’incarico di governo”. Neanche lo sfiora l’idea di stargli sui coglioni.

Mara Carfagna è stata la più votata d’Italia. Decisivo l’appoggio della trasmissione Uomini e camion.

Burlando: “Dobbiamo affrontare la Lega come i partigiani con i tedeschi”. Per intanto si sono nascosti.

“Gli equilibri non cambieranno” ha dichiarato il premier Umberto Bossi.

* * *
autori: romeo, starrynight, quink, lorberto, lostranierodielea, serena gandhi, fedgross, stark, venividiwc, faberbros, waxen, giga, milingo, faberbros, mestmuttèe e archi il leone.

Ci vorrebbe er Piotta

di Jonkind

Niente spiega meglio l’inutilità di un ministero (non solo filosoficamente, ma anche in senso pratico) quanto la relazione dettagliata delle sue attività fatta dagli stessi gerenti. Proprio all’indomani delle elezioni regionali, Silvio Berlusconi ha incontrato la nostra Madame Von Schirac all’amatriciana, Giorgia Meloni, ministra della gioventù, la quale ha snocciolato le cifre dell’intervento del suo ministero a favore dei giovani italiani.

Suggerisco fortemente la lettura del rapporto, per i suoi risvolti comici e per la prospettiva che fornisce su una propaganda di cartone attaccata al muro con i chiodi.

Fra le cose più belle segnalo come successo del ministero della gioventù il sostegno alla cassa integrazione nazionale (che include i 50enni operai alla Fiat) come politica di supporto al reddito delle generazioni più recenti, per non parlare degli 800 milioni alla banda larga messi nel calderone perché, si sa, Internet è una roba pe’i giovani, mica un’infrastruttura tecnologica necessaria al paese.

Ma le sorprese più belle giungono sul fronte edilizio. Si aumenta un fondo di garanzia per i mutui delle coppie under 35 per un valore del capitale garantito di circa 100-200 appartamenti, pregando nel contempo che gli interventi per 500 milioni nell’edilizia popolare, diano il risultato sperato di far fiorire 100mila (100mila!) appartamenti sociali a basso costo, sempre per i giovani ma mica solo per i giovani, con un contributo ad appartamento di circa 5mila euro (le tubature). Il tutto con un’osservazione che trovo straordinaria in un documento di rendicontazione ministeriale, “se tutti faranno il loro dovere” (chi? quando? a che riguardo?).

Il vero dovere del nostro governo, in realtà, sarebbe quello di far sparire un ministero pleonastico e ridicolo – e non si dica che almeno si fa qualcosa, in politica e in economia l’irrilevanza è un costo opportunità complessivamente dannoso -, affrontando il vero macigno che pesa sulla testa delle ultime generazioni, la quota di ricchezza (il 50%) e di PIL (fino al 16% nei prossimi anni) che va agli over 55 sotto forma di rendite finanziarie e pensioni, anche finanziate dal debito pubblico, togliendo ossigeno al dinamismo delle opportunità, alla capacità di indipendenza e autodeterminazione di 20enni e 30enni.

(noi siamo i giovani/i giovani/ i giovani)

Figli e Papi

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 01/04/2010

Riemergo da quarantotto ore di influenza e salotti tv, ma da uno dei due virus non mi sono ancora ripreso. Tralasciando il fenomeno paranormale di Bondi (a un certo punto era contemporaneamente su tre canali con tre cravatte diverse), ho assistito all’esordio del lungo-ripetente Renzo Bossi, intervistato dopo la sua nomina a consigliere lombardo sull’onda di 10.000 preferenze (tutti ex compagni di classe). A telecamere riunite ha annunciato con la giusta gravità che Milano «è una delle città simbolo della Lombardia». L’elenco delle altre, unitamente a quello dei fiumi e alla superficie della regione in chilometri quadrati, sarà oggetto di una prossima dichiarazione.

Il più spiritoso è stato Bersani. Ha detto che i voti alla Lega erano una protesta contro Berlusconi. Nessuno ha avuto il coraggio di chiedergli come mai gli avversari di Berlusconi avessero votato per il suo alleato, invece che per il Pd. Quasi altrettanto spiritosa la signora Bresso: sosteneva di aver perso il Piemonte per colpa di Grillo. E noi che pensavamo fosse colpa di chi non ha saputo rassicurare, motivare, coinvolgere gli elettori di Grillo (e molti altri). Ovunque si è parlato della necessità di un Papa straniero, cioè di un leader della sinistra che abbia l’indiscutibile vantaggio di non essere iscritto al Pd. Scartato Vasco Rossi, impegnato in tournée, il nome più ricorrente resta Nichi Vendola, a patto che per le politiche del 2013 il centrodestra sostituisca Berlusconi con Rocco Palese. Un’ipotesi che gli strateghi democratici non si sentono affatto di escludere.