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mercoledì 12 maggio 2010

Talento vietato

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 12/05/2010

Hai talento? Hai fantasia? Hai personalità? Allora resta a casa. La lista dei trenta calciatori fra cui il c.t. Lippi sceglierà i 23 che voleranno con lui in Sudafrica è una Nazionale che assomiglia alla Nazione. Abbondano i reduci e i bravi ragazzi, ma latitano disperatamente i numeri 10, quelli in grado di movimentare una conferenza-stampa e soprattutto una partita che si sta mettendo male. Quando devi recuperare lo svantaggio e azzardare la mossa del cavallo, facendo alzare dalla panchina il campione che sovverte gli schemi, inventa un gol o un assist, si procura un rigore. Noi ai Mondiali, con tutto il rispetto, dalla panchina faremo alzare Pepe o Cossu. E Mario Balotelli, fisico maestoso e tecnica straordinaria? Immaturo, e poi è così giovane. Totti? Vecchio, e poi è così immaturo. Del Piero? Lui maturo lo sarebbe, ma anche troppo vecchio. Cassano e Miccoli? Ah, quelli non si sa, perché il c.t. non ritiene di dover dare spiegazioni delle sue scelte al volgo. Solo una volta gli scappò detto che Cassano non si adattava al gruppo per ragioni «psicotattiche»: forse il barese e Miccoli soffrono di sonnambulismo o dicono troppe parolacce negli spogliatoi.

Intendiamoci. Anche Vittorio Pozzo, unico c.t. capace di bissare la vittoria mondiale, preferiva gli uomini solidi ai guitti.

Ma ebbe sempre cura di coltivare un paio di fenomeni nelle sue squadre. Inoltre, fra il trionfo del 1934 e quello del 1938, cambiò ben nove undicesimi della formazione titolare, lasciando in campo soltanto Ferrari e Meazza - come dire De Rossi e Pirlo al quadrato - mentre qui la lista dei reduci è sterminata. In compenso la grande Inter è assente (capitava già a quella di Herrera), nonostante Motta e Balotelli abbiano la cittadinanza italiana. E la Roma seconda in classifica ha meno convocati dell'Udinese, in lotta fin quasi all'ultimo per la salvezza. La parte del leone continuano a farla Juventus e Milan, che dominavano nel decennio scorso. E' proprio una Nazionale che assomiglia alla Nazione: voltata all'indietro, arroccata intorno a un capo che non ama le personalità altrui, vietata ai giovani e priva di rispetto per chi canta fuori dal coro. Quando chiesero a Vicente Feola - selezionatore del Brasile di Djalma Santos, Garrincha, Didì, Vavà e Pelé - con quale criterio facesse le convocazioni, lui rispose: «Prima chiamo tutti quelli che sanno giocare a calcio. Poi, nei ruoli rimasti liberi, metto gli altri».

Non conosceva la psicotattica, lui.

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