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martedì 8 giugno 2010

Commissaria, Uè

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 08/06/2010

Davvero strampalate le motivazioni con cui la commissaria Ue alla Giustizia, Viviane Reding, ha imposto all’Italia di equiparare entro il 2012 l’età pensionabile di uomini e donne. «C’è una sentenza della Corte Europea e in democrazia le sentenze si rispettano» ha almanaccato. Già qui ci sarebbe parecchio da eccepire (le sentenze sono uno stato d’animo: rispettabile, certo, ma non necessariamente da rispettare), se non fosse che preferiamo lasciare il dovere di replica a chi di queste cose se ne intende: Previti o Ghedini. Ma l’algida signora raggiunge il colmo della tracotanza quando si spinge ad affermare che le direttive sull’equiparazione dell’età pensionabile risalgono al 1990 e l’Italia non può fare l’offesa o la sorpresa, «dato che ha avuto vent’anni di tempo per mettersi in regola».

E con ciò? Abbiamo i nostri ritmi. E pratichiamo come nessun altro la sofisticata arte del rinvio. Perché fare oggi quel che si può fare domani e che potrebbe non essere più necessario dopodomani? Perché dire di colpo la verità, come ha appena fatto il premier inglese («Il nostro stile di vita cambierà»), se si può continuare a mentire tranquillamente alla giornata? Perché ottemperare subito a un obbligo, rinunciando alla possibilità sempre auspicabile di una proroga o, meglio ancora, di un condono? Par di conoscerla, questa Reding. Il genere di persona che paga i bolli prima che scadano, chiede gli scontrini ai negozianti e vive nell’ossessione delle regole. Verrebbe proprio voglia di mandarla in pensione. E ce la manderemo, prima o poi. Fra una ventina d’anni.

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