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mercoledì 15 settembre 2010

Mondo cane

tramite lastampa.it - Buongiorno di Gramellini del 15/09/2010

Da badante di quadrupedi quale mi onoro di essere, non getterò certo le zampe al collo del giudice Spera, che ha voluto sentenziare sui sentimenti di una donna verso il suo cane. Giungendo alla conclusione, estranea al senso comune, che essi non attengono ai diritti inviolabili della persona e perciò non meritano di essere tutelati dalla legge. I fatti sono questi, e sono tristi. Una femmina di husky, operata di sospetto tumore alla mammella, viene dimessa nonostante durante l’intervento abbia avuto una forte emorragia. Tornata a casa, poche ore dopo muore. La padrona fa causa al veterinario. Il giudice indaga e riconosce le responsabilità del medico. Ma rifacendosi a una sentenza della Cassazione sulla morte di un cavallo, nega il diritto a un risarcimento per danni morali.

Naturalmente sul Web è subito partita l’eterna querelle fra umanocentrici e animalisti, con i primi che imputano ai secondi di dirottare sulle bestie l’amore che non sanno dare alle persone, perché un cane o un gatto comportano meno sacrifici di quanti ne richieda la cura di un cucciolo d’uomo. Nessuno nega che molte pulsioni catalogate alla voce «amore» siano morbose, e che la loro degenerazione, diffusa nei rapporti fra umani, lo sia ancora di più in quelli fra umani e animali domestici. Chi tratta il proprio cane come il bambino che non ha avuto, o voluto, non fa tenerezza. Fa pena. Però chi afferma che il legame affettivo fra me e la mia lupo-topo Billie rappresenta il nulla giuridico è evidente che conosce poco me e soprattutto che non conosce Billie.

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